La Chiesa dell’Immacolata

27 Febbraio 2021 Chiese Lipari

di Michele Giacomantonio

Premessa

Sempre sulla Rocca nel 1747 in contrapposizione all’Addolorata e della sua Confraternita sostenuta dal Viceré di Sicilia, dai militari della guarnigione e da una parte della borghesia ed a sostegno del Vescovo e della Cattedrale venne fatta costruire un’altra chiesa , l’Immacolata promossa da una propria confraternita che si era costituita nel 1715.

La storia

I rapporti delle Eolie con la Spagna e il Regno di Sicilia, per via della Legatia apostolica, non erano mai stati sereni ma peggiorarono decisamente con l’arrivo, dopo il Sacco del Barbarossa, della guarnigione spagnola che in nome della difesa delle isole dai turchi si insediò al Castello e soprattutto con il 1610 quando le Eolie passarono dal Regno di Napoli a quello di Sicilia che era proprio il diretto interessato alla Legatia.

Lo scontro non escludeva il terreno religioso perché mentre la Diocesi di Lipari (con il pieno sostegno del Papa), in base ad un altro decreto di Urbano II si riteneva fuori dalla Legatia e subordinata direttamente allo Stato Pontificio, la Spagna e il Regno di Sicilia avevano ritenuto il passaggio di Lipari da Napoli a Palermo, una semplificazione dei problemi con l’annullamento dell’anomalia liparese.

Interno della Chiesa con l’altare maggiore in marmi policromi e stile barocco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Di diverso avviso invece il Papa che vedeva in esso l’occasione per mettere in discussione questo istituto nel suo complesso, giudicato arcaico e intollerabile. E se lo scontro con la “controversi liparitana” era giunto ad una vera e propria guerra a livello di autorità religiose ed autorità statali a colpi di scomuniche, interdetti, espulsioni ed arresti nella quotidianità si viveva una sorta di guerriglia fra le confraternite perché mentre tutta la Diocesi e quindi tutte le chiese rispondevano al Vescovo con le proprie confraternite, la chiesa dell’Addolorata frequentata dalla guarnigione spagnola e dai nobili in polemica con i Vescovo per la proprietà delle terre ed il pagamento dei canoni dell’ enfiteusi, con la sua confraternita non perdeva occasione per creare scontri e tensioni durante le funzioni religiose, in particolare quelle pasquali nelle quali aveva un importante ruolo.

Quasi a controbilanciare il peso della confraternita dell’Addolorata c’era un’altra congregazione anch’essa antica e devotissima al Vescovo, quella dell’Immacolata Concezione. Anche in essa confluivano elementi della borghesia agiata che non aveva grossi contenziosi con la Mensa vescovile e quindi mercanti, padroni di barche e di attività produttive, bottegai ed artigiani.

A differenza dei confrati dell’Addolorata non avevano una chiesa che facesse solamente a loro riferimento. Una loro chiesetta del XV secolo dedicata a Sant’Andrea e poi all’Immacolata Concezione, l’avevano perduta quando il Vescovo aveva deciso di riunificare tre piccole

L’organo venne realizzato nel 1792 dal Raffaele Mancini, appartenente ad una delle più importanti famiglie di organari napoletane, di cui porta la firma sulla tavola di riduzione. Chiesuole in una chiesa più grande facendo nascere l’Addolorata, con la speranza di renderla autonoma dagli spagnoli e di toglierla dalla subordinazione al Vicerè di Palermo. Mossa che si rivelò controproducente perché la confraternita si adoperò perché la chiesa fosse promossa a Cappella di Regio patronato con cappellano indipendente dal vescovo e sottoposto direttamente alla Legazia Apostolica di Palermo.

Un’altra chiesa detta della Concezioncella, per volontà del Vescovo Geraci nei primi anni della seconda metà del ‘600, deve accogliere anche i confratelli di Santa Caterina la cui chiesa è ritenuta troppo periferica, vicina all’orto dei Cappuccini, e quindi scomoda per partecipare alle funzioni solenni. I “cateriniani” prendono tanto sul serio questa disposizione tanto che tutti ormai la definivano come la S.Caterina al Castello e questa denominazione è in voga fino ad oggi. Inoltre anche se essa era stata restaurata nel 1655, quando scemati i clamori della “controversia”, lo scontro si fa più “locale” e “quotidiano”, denunciava età ed acciacchi: vi pioveva dentro e i calcinacci che spesso si distaccavano dal soffitto, mettevano in pericolo i frequentati.

Così a metà del ‘700 gli “immacolatini” che vantavano un patrimonio di tutto rispetto che derivava dagli oboli dei fedeli, dalle argenterie degli ex voto da diversi lasciti e legati di case e terreni , come anche , da contributi straordinari degli associati più ricchi fra cui quello di don Bartolomeo Russo , facoltoso commerciante deceduto l’8 marzo 1712 che verrà ricordato perché aveva voluto l’ospedale di San Bartolomeo e che aveva messo per iscritto dal notaio la sua donazione, vennero nella determinazione di fabbricare, a proprie spese, una chiesa nuova, spaziosissima che fosse tutta per loro e rispondente alle esigenze di raduno e di culto e dove potessero scavare, cosa non secondaria, degli ipogei funerari per loro e le loro famiglie visto che Lipari non aveva un cimitero ed i morti finivano spesso in fosse comuni.

Oltretutto di aree edificabili al Castello, in quel tratto fra la Cattedrale e la Chiesa della Soledad, come gli spagnoli chiamavano l’Addolorata, ce n’erano parecchie ora che molti cittadini benestanti avevano lasciato le case vuote per abitare nella Lipari bassa ed in particolare a Marina Corta.

La richiesta al vescovo Miceli venne redatta verso la fine del 1746 e già nel 1764, anche ancora non rifinita in ogni sua parte, fu aperta al culto. Ma era ben lungi dall’essere terminata. Il fatto è che pure i forti finanziamenti di fronte all’imponenza dell’opera si rivelarono inadeguati. Così gli altari laterali che dovevano essere rivestiti in marmo ci si dovette contentare di strutturarli con pietra e calce, lasciandoli spesso spogli in attesa di tempi migliori. Anche per il pavimento, invece del marmo, ci dovette contentare del cotto smaltato e quello in marmo arrivò solo verso il 1846-50, cento anni dopo l’apertura, all’epoca del Vescovo Bonaventura Attanasio. All’organo con cantoria si provvide solo nel 1792.

 

Il Presbiterio

Il Presbiterio, cioè lo spazio riservato al vescovo e al clero, in fondo alla navata centrale delimitato dalla balaustra e da stalli di coro alle pareti che, termina con l’abside nella quale, dopo il Concilio Vaticano II è stato collocato l’altare “versus populum” lasciando alle spalle l’antica mensa “versus Deum” con intarsi in marmi policromi, La sopraelevazione è costituita da coppie di colonne disposte a creare una prospettiva concava che delinea una nicchia centrale sormontata da baldacchino ligneo intagliato e dorato. Sull’arco presbiteriale lo stemma e cartiglio con il motto mariano “TOTA PVLC(H)RA ES – ET MACVLA NON EST IN TE”. Nella nicchia è custodita una statua raffigurante l’Immacolata Concezione abbigliata secondo la tradizione iberica.

Lo stemma sull’arco presbiterale

 

Opere

Oltre le due statue dell’Immacolata, di cui una collocata nella nicchia dell’altare maggiore abbigliata, entrambe del XVIII secolo vi si trovano diversi dipinti: la Immacolata del Cavaliere Massimo Stanzione, datata 1778; il Martirio di San Bartolomeo del messinese Giovanni Barbera datato 1741; la Madonna dell’Itra del XVII secolo, la Sacra Famiglia con San Bartolomeo del XVII secolo; le Anime del Purgatorio del XVII secolo, la Madonna Orante del XVIII secolo, ecc.

Di interesse anche il Coro del XVIII secolo in legno dipinto e il mobile della sacrestia sormontato dallo stemma in legno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La realtà odierna

Nella seconda metà del ‘900 l’Immacolata come diverse altre chiese ha subito il degrado dovuto in particolare all’abbandono. Troppe chiese che richiedevano una manutenzione impegnativa mentre le risorse della Diocesi erano scarse. Per questo il comune, nella seconda metà degli anni ’90, amministrazione Giacomantonio, pensò di fare un concordato con la Diocesi: il possesso della chiesa sarebbe passato in comodato gratuito al Comune per una decina di anni che ne avrebbe fatto un “auditorium” che avrebbe promosso manifestazioni compatibili con la sacralità del luogo che rimaneva una Chiesa a tutti gli effetti.

L’Immacolata come si presentava a metà degli anni 90 del secolo scorso

Nel 2001, a lavori di restauro ultimati, l’Amministrazione inaugurò l’opera e la dedicò al Maestro Giuseppe Sinopoli . Poi, negli ultimi anni è sembrato che il Comune volesse collocare nell’immobile anche il costituendo Museo del Cinema.

Attualmente vi è una esposizione del Parco letterario delle Eolie dovuto ad un progetto dell’Arch. Vincenzo Cabianca.