La Chiesa della Madonna delle Grazie
27 Febbraio 2021 Chiese Liparidi Michele Giacomantonio
Una chiesa di S.Maria delle Grazie di modeste dimensioni esisteva nella città alta fin dal XIII secolo. Ora nel 1700 i Vescovo Ventimiglia fa costruire una nuova chiesa. E’ una chiesa barocca che verrà completata nel 1708. La spinta è data dal riproporsi con forza il culto della Madonna.
Grande fu a cominciare dal Concilio di Trento ( 1544-1563) la devozione rivolta alla Madonna nelle Eolie come d’altronde in tutto il mondo cristiano alla cui protezione era stato già attribuito nel 1571 il Trionfo dell’armata cattolica nella battaglia di Lepanto contro le forze mussulmane dell’Impero Ottomano. Nelle Isole Eolie nell’ultimo ventennio del secolo XVII risultano dedicate al culto mariano 23 fra chiese e cappelle e ben tre sulla cinque della Rocca. Nel Palazzo Vescovile di Lipari vi è una tela raffigurante la Madonna della Misericordia che stende il manto divino in segno di protezione sui fedeli inginocchiati.
La chiesa di Maria Santissima delle Grazie è un edificio di culto ubicato nella Rocca del Castello di Lipari . Il monumento sorge nella parte sud del castello, nei pressi del teatro e della necropoli.
Esterno
La facciata ripartita su due ordini presenta un reticolo costituito da marcapani e lesene sovrapposte realizzati in conci di pietra viva squadrati. L’ordine al piano terreno presenta tre portali, i due laterali sono sormontati da timpani ad arco, entrambi sovrastati da oculi. Il portale centrale è sormontato da bassorilievo e timpano aggettante ad arco e triangolo.
La coppia di lesene e la cornicetta del secondo ordine delimitano il finestrone centrale sovrastato da timpano ad arco sull’architrave e decorazioni. Alle estremità del cornicione sono presenti due piramidi acroteriali. Chiude la prospettiva un frontone sormontato da croce apicale.
Tre cupole con lanternino ricoprono l’area presbiteriale e gli ambienti delle estremità del transetto. Campanile a vela posto sul fianco sinistro.
Interno
Impianto ripartito in tre navate divise da pilastri, cantoria affrescata sostenuta da colonne nella controfacciata . I settecenteschi apparati decorativi, plastici e pittorici, al presente sono gravemente compromessi.
Gli affreschi, datati 1708, sono opera del pittore Alessio Cutrono .
Il pavimento è realizzato in mattonelle di ceramica bicolore inizio XVIII secolo.
Rinnovata ed ingrandita nel 1700 da Girolamo Ventimiglia che installò un organo nella casntoria sovrastante il portale d’ingresso nella controfacciata . Lo stesso prelato si premurò di arricchirla con un numero doppio di altari.
Riconducibile alla pittura di Giovanni Battista Quagliata (1603-1673) sembrano le tele raffiguranti “Giovanni Battista” e la “Madonna” posti ai lati di u crocifisso ligneo collocati sull’altare sinistro del transetto. Il gruppo di opere riferibili al Quagliata, ”pittore, architetto e cittadino messinese”, discepolo di Pietro da Cortona e personalità fra le più interessanti del 600 siciliano, è probabile che in origine fosse anche più nutrito.
Navata
Di Giuseppe Russo sono documentate le seguenti opere:
1744 , Vergine del Rosario raffigurata tra San Domenico e Ssanta Rosa da Lima ( Santa Caterina D’alessandria) e tre pie donne attorniate 15 quadrettini raffiguranti i Misteri del Rosario e recante l’iscrizione “G R F 1744“.
1744 c, Assunzione di Maria, affreschi della cupola.
Un monumento abbandonato?
Intorno all’anno 2010 o poco più nella chiesa si è verificato il distacco di una consistente porzione dei pregiati stucchi del 700 che ornavano la caratteristica cantoria di legno situata sopra l’ingresso. La chiesa per come è stata ritrovata dal sacrestano è stata prontamente chiusa, con gli stessi cumuli di gesso lasciati sul pavimento. Dopo tanti anni di chiusura per inagibilità, era stata riaperta al culto nel 1998 dopo i lavori di restauro, compreso il rifacimento del pavimento con mattonelle colorate, fatti realizzare dalla Soprintendenza di Messina. Dal 2010 non si è saputo più niente. Né se si farà il restauro o se tutto è destinato all’abbandono.