Chiesa di Santa Marina a S.Marina Salina

27 Febbraio 2021 Chiese Salina

di Michele Giacomantonio

La piazza di Santa Marina con la chiesa dell’Addolorata in alto e quella dedicata a Santa Marina in basso.

Le origini della chiesa di S.Marina e lo stesso culto di Santa Marina di Bitinia è legato ai coloni veneziani provenienti da Candia e vi portarono il vitigno che si coltivava a Monembasia  e che poi diede origine alla famosa Malvasia di Salina. Ma quando arrivarono i coloni veneziani provenienti dalla Grecia a Salina? Ad un serio riscontro delle testimonianze e degli indizi tutto rimaneva nel vago e nell’incerto. L’unico punto fermo é la lettera del vescovo Gonzales al Papa del 1595 dove si afferma, a chiare lettere, che Salina è fino a quel momento disabitata e che, per merito suo, comincia da quell’epoca a dare buoni frutti alla Mensa vescovile . Quanto al primo vero documento che testimonia dell’esistenza della chiesa è del 1675 e gli stessi atti giudiziari che il prof. Giuseppe Iacolino cita per sostenere l’esistenza del toponimo Santa Marina, lo anticipa solo di due anni, al 1673[1].

La piena conferma dell’arrivo a Salina dei veneziani, della fondazione per loro opera del villaggio di Santa Marina, dell’introduzione del culto di Santa Marina di Bitinia con la costruzione di una chiesa  a lei dedicata e dell’avvio della coltivazione della malvasia l’abbiamo, osserva Marcello Saija, col ritrovamento di un quadretto olio su tela di stile naif databile  a metà Ottocento che rappresenta, per sottoscrizione esplicita, la nascita del villaggio di Santa Marina.

   

Il quadretto raffigura un uomo dignitosamente vestito in una foggia che vorrebbe connotare un veneziano con due ceste ai bracci contenenti, l’una, rotoli che probabilmente indicano il possesso delle concessioni enfiteutiche rilasciate dal vescovo di Lipari e. l’altra, grappoli d’uva che stanno ad indicare l’arrivo della malvasia sull’isola. Sul bagnasciuga, appena giunta, con l’immagine sulla vela di Santa Marina di Bitinia ed a poppa un piccolo leone di San Marco che sormonta l’isola di Candia (immagine a destra), simbolo principe del regno fondato dai lagunari e testimonia che non si tratta di veneziani provenienti da Venezia ma da Candia. Sul litorale verso sud la chiesetta di Santa Marina ed in fondo la punta di Lingua. Nessuna indicazione esplicita sull’epoca in cui l’autore intende riferire gli eventi. Ma la scritta in calce Fondazione di Santa Marina è, di per sé, esplicita sugli eventi rappresentati.

Questo quadretto, assieme ad altri ex voto su vetro, è stato per anni appeso alle pareti della sacrestia della Chiesa di Santa Marina, poi erano spariti perché venduti fra il 1964 e il 1965 ad un gruppetto di amatori sparsi per il mondo e difficile da rintracciare. Dopo anni di ricerca infruttuosa, fra il 1996 e il 1967, il prof. Saija rintraccia due quadretti e ne pubblica uno in Mercanti di mare, libro scritto e pubblicato con Cervellera. Ancora ricerche e finalmente nella primavera del 2014 rintraccia questo quadretto che mette dei punti fermi nella fondazione del villaggio, della chiesa e l’avvio del culto della Santa.

Comunque gli abitanti di Santa Marina si posero, sicuramente nella seconda metà del 600,  fra il 1645 ed il 1669, cioè fra i quarant’anni dell’assedio di Candia che genera la grande e documentata diaspora dei veneziani, sotto la tutela di questa Santa il cui culto venne portato in Italia e in Sicilia dai veneziani provenienti da quell’isola.. Coloni che dalla penisola greca di  Monembasia, ritenuta la cantina del Mediterraneo, introdussero il vitigno che poi diede origine alla famosa Malvasia di Salina[2].

Edificata nella seconda metà del XVII secolo la chiesa venne poi  ingrandita nel 1725.

In epoca contemporanea sono stati effettuati restauri e perfezionamenti  come la recente pavimentazione in maiolica che riprende i disegni originali del ‘700, dono dei Reali del Belgio.

 

La facciata mostra  il tetto a capanna delimitata da grandi pilastri inglobati nella parete dalla quale sporgono solo  leggermente (paraste).

Ai lati campanili gemelli con monofore su tutte le facce sormontati da cuspidi poligonali attorniati agli spigoli da pinnacoli. Il frontone triangolare, con volute e contrafforti, è posto a coronamento della facciata. In cima al frontone una artistica croce in ferro battuto.

La cornice in stucco sormonta una finestra centrale e il portale in pietra viva caratterizzati da timpano triangolare spezzato e simmetrico. Sulla sinistra è collocata una targa marmorea commemorativa.

All’interno si nota  la controfacciata con cantoria in legno sorretta da coppie di colonne.

L’impianto del tempio è a navata unica con ampia abside circolare impreziosito da un grande cornicione decorato con ornamenti in stucco. Nell’arco trionfale un’iscrizione recita: “D.O.M. ANNO DOMINI: 17”

     

Sulla parete destra si incontra la Cappella della Sacra Famiglia con sulla sopraelevazione un dipinto raffigurante la Sacra Famiglia; quindi una nicchia col confessionale e la targa commemorativa. Segue la Cappella dell’Immacolata Concezione con tabernacolo sormontato da tempietto marmoreo contenente una statuetta raffigurante l’Immacolata Concezione. Sulla parete un dipinto di grande significato per la storia locale. Esso rappresenta il Cristo al centro che adirato vuole scagliare i suoi fulmini sulla sottostante isola di Lipari, alla sua sinistra la Vergine Maria che vorrebbe arrestare il braccio del figlio ed a destra San Bartolomeo che implora pietà mostrando la sua pelle insanguinata. La scena vuole ritrarre un evento, il terremoto del 1693 che distrusse mezza Sicilia ma risparmiò miracolosamente le Eolie, come sarebbe stato vissuto in cielo. La tela è degli anni appena successivi al drammatico evento e sta a dimostrare la grande fede negli eoliani nel loro Santo protettore come scudo di fronte alle catastrofi ed alle epidemie.

Sulla  parete di sinistra vi è la Cappella di San Giuseppe con nell’arcata il dipinto raffigurante il Patriarca San Giuseppe, segue anche qui una nicchia con confessionale e targa; quindi la  Cappella dell’Immacolata Concezione con nell’arcata il dipinto  raffigurante l’Immacolata Concezione, olio su tela del XVIII secolo.

   

Le due pareti sono collegate dal Presbiterio che ha al centro l’altare maggiore dedicato a Santa Marina con dipinto di Santa Marina con bambino, olio su tela del XVIII secolo. A  destra due nicchie e a sinistra due nicchie. Nelle nicchie a destra la statua di Giovanni Battista e quella dell’Addolorata – XVIII-XIX – in gesso e cartapesta con vestito in tessuto nero . Nella nicchia esterna a sinistra statua del Cristo Risorto in legno, gesso e cartapesta del XIX secolo.

[1] Per una riconsiderazione della storia moderna di Salina ed in particolare le vicende legate alla Malvasia, si veda il recente lavoro del prof. Marcello Saija, Malvasia delle Lipari. Storia dell’antico passito eoliano, TRISFORM, Messina, dicembre 2020).

 

[2] Idem, pagg. 63-65.