Chiesa di San Pietro Lipari
27 Febbraio 2021 Chiese Liparidi Michele Giacomantonio
Nel pieno centro storico di Lipari, nella parte alta del Corso Vittorio Emanuele sorge la Chiesa di San Pietro. Costruita con un edificio di ornato barocco nel 1545 accanto alla Chiesa attuale, la stessa venne demolita nel 1929 allo scopo di edificare un tempio più grande, che fu completato nel 1933.
Il campanile fu eretto solo successivamente, durante il dopoguerra, e inaugurato il 7 luglio 1950.
All’interno troviamo come statue, quella moderna di San Pietro; una lignea di S.Francesco di Paola (del 1700), la scultura lignea era originariamente situata presso la chiesa di San Francesco (ex Minori Osservanti), oggi di Sant’ Antonio. La presenza della statua nell’originaria chiesa conventuale testimonia l’intento dei frati di introdurre sull’isola il culto legato al Santo di Paola, diffuso in tutto il meridione a partire dal XVII secolo.
Ancora nella sacrestia grande: la Madonna, il Bambino ed i Santi Giovanni e Nicolò; un Crocifisso ligneo anch’esso e la statua, in cartapesta, di San Giovanni, co-protettore della Parrocchia, opera dello scultore Luigi Guacci di Lecce, come si legge in una targhetta ai piedi dell’icona, donata alla Parrocchia da Giovanni Sciacchitano il 24 giugno 1845.
Mercoledì 24 giugno la Chiesa celebra la memoria della nascita di San Giovanni Battista. A proposito di lui, alla folla che lo circondava, Gesù chiese: “Cosa siete andati a vedere nel deserto….Un profeta? Sì, vi dico, e più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco io mando davanti a te il mio messaggero, egli preparerà la via davanti a te” Ed ha aggiunto.
“Io vi dico, tra i nati di donna non c’è nessuno più grande di Giovanni…”(Luca 7,25-28).
La statua di San Giovanni Battista a San Pietro.
Non tutti sanno forse che questo santo importante, il Precursore, è anche il co-patrono, con San Pietro, della nostra Parrocchia e che la bella statua in cartapesta che si trova, entrando in chiesa, nel primo altare sulla sinistra compie il 24 giugno prossimo ottant’anni perché è del 1945 quando era parroco il Sacerdote Giuseppe Raffaele.
Forse fu il fatto di essere co-patrono di una chiesa e di una parrocchia importante come San Pietro che ha scoraggiato i fedeli liparesi a dedicare a San Giovanni una chiesa tutta propria nei tempi recenti ma anche, per quello che si sa, nei tempi antichi. A dire il vero mons. Alfredo Adornato nel suo “Due millenni di storia eoliana”, afferma che nel 1563 vengono ristrutturate le chiese dell’Addolorata, di S.Antonio Abate, di S. Andrea, della Madonna delli Bianchi, della Madonna dell’Arco, di S. Giovanni e di S. Nicolò. In realtà le ultime tre chiese nominate sono in realtà una sola perché quella, ormai scomparsa, di Madonna dell’Arco che si trovava a Marina lunga ed occupava parte della casa oggi del prof. Raffa era detta pure dei Santi Giovanni Battista e Nicolò come annota la prof.ssa Caterina Ciolino nell’ Atlante dei beni storico artistici delle Isole Eolie da lei curato. E’ interessante notare che questa chiesa, dedicata alla Madonna, faceva riferimento anche ai due santi intestatari delle due Marine liparesi: Marina lunga detta anche di San Nicolò e Marina corta detta anche di San Giovanni.
Quindi San Pietro è l’unica chiesa di Lipari oggi dedicata, almeno in parte, a san Giovanni Battista ed è quindi giusto che se ne faccia memoria con particolare solennità.
Sempre mons. Adornato, nel libro citato, ricorda che fu il Vescovo Ubaldo Ferratino, su input di Papa Paolo III, a pensare immediatamente, lo stesso 1544 a poche settimane dalla “ruina” del Barbarossa, alla riedificazione delle chiese distrutte a cominciare dalla Cattedrale ed a costruirne di nuove come San Giuseppe sulle rovine del “templum magnum” dove erano state custodite le spoglie di San Bartolomeo e che il Barbarossa aveva fatto radere al suolo per collocarvi i cannoni per sparare sul Castello, quella dedicata alle anime Purganti e quella di San Pietro. Può apparire strano che si pensasse a costruire una chiesa proprio nel “borgo” visto che l’imperatore Carlo V, mentre voleva che si rialzassero in fretta le mura di protezione al Castello, contestualmente ordinava – tramite il capitano Gonzalo de Armella, che si spianassero al suolo tutte le case del Borgo “cosicché le mura potessero dominare scopertamente la campagna” e nel Libro delle corrie si legge che nessuno ardisca “piantare vite, ne fabbricare in modo alcuno in lo burgo in fronte la chiesa di S.to Petro in contro allo spontone né in altra parte intorno alla muraglia di questa città”. E’ vero che col tempo questi ordini vennero più volte disattesi e, per quanto abusivamente, il Borgo si andò ripopolando. Ma nei primi anni, subito dopo la “ruina”, si era abbastanza rigorosi.
Ed allora che senso ha una chiesa senza popolo? C’era già san Giuseppe che riprendeva il posto di San Bartolomeo alla marina e c’era anche la chiesa delle Anime purganti che forse riprendeva una edicola preesistente (anche se nel disegno di Hieronimo Maurando, tracciato nei giorni dell’assedio del Barbarossa, non ve ne è traccia).
“Lipari è facta cusj”, il disegno di Maurando col “templum magnum” prima che venisse distrutto.
Certamente si costruisce San Pietro perché prima della “ruina” già esisteva, come traspare da alcuni documenti, nello stesso posto o nei pressi, una chiesetta o un edicola dedicata al Principe degli Apostoli andata distrutta nei giorni della battaglia quando proprio, da quella posizione, i turchi sferrarono un attacco fortissimo cercando di penetrare nella rocca. E doveva questo luogo di culto avere raggiunto, malgrado le dimensioni che non dovevano essere superiori a quelle della chiesetta di Sant’Antonio nell’omonimo vicolo dietro Marina corta, una sua importanza per richiederne la riedificazione malgrado le case e le torri nei dintorni fossero o rimanessero rase al suolo. Quindi la nostra Chiesa é più antica di quel 1545 in cui viene accreditata la sua apertura con lavori compiuti a tempo di record visto che dovevano essere iniziati sul finire del 1544.
Niente però sappiamo se già fin dagli inizi fosse co-intestata anche a San Giovanni. Ma siccome in quegli anni esisteva la chiesa di Marina lunga co-intestata a S.Giovanni e a S. Nicolò oltre che intestata a Maria SS. Dell’Arco, è più probabile che la dedica a San Giovanni avvenne quando questa cappella fu dismessa ed a San Pietro andò uno dei quadri più significativi che era lì custodito. Si tratta della tavola raffigurante “Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Nicolò” che si trova oggi su una parete della sacrestia maggiore. La tavola reca una interessante iscrizione: “Questa Cona è stata facta in Napoli per li mastri et governatori della confrataria de San Nicola nella fedelissima città de Lipari per mano de Maino Maiorca maestro de detta confrataria agiutata dalle elemosine per mano di angelo vitigliano nell’anno 1565 nel primo di aprile”.
La tavola nella sacrestia grande: la Madonna, il Bambino ed i Santi Giovanni e Nicolò
Maria, abbigliata con una lunga tunica marrone e manto azzurro con in braccio il Bambino benedicente, è seduta su un alto trono dietro il quale si nota un paesaggio d’ascendenza lombardo – veneta. Alla sua destra, San Giovanni Battista guarda lo spettatore indicando Gesù, sorreggendo la croce e il libro chiuso. Alla sinistra è invece San Nicola benedicente avvolto da un piviale in broccato, anche se molto sbiadito, tiene in mano il libro e il pastorale. Ai piedi del trono è raffigurato il committente con una lampada in mano, da identificare in Marino Maiorca maestro della confraternita di San Nicola, così come indicato dall’iscrizione.
L’impostazione strutturale della tavola risulta d’ascendenza quattrocentesca, ma ormai inserita nel panorama della pittura del Cinquecento, influenzata dal lombardo Cesare da Sesto e Andrea Sabatini da Salerno (Ciolino, 1995, p. XX). In merito a Cesare da Sesto Teresa Pugliatti affermò che «La Madonna in trono con Bambino tra i santi Giovanni Battista e Giorgio cambiò il corso della pittura a Messina e in tutto il vicereame orientale dell’isola» (Pugliatti, 1993, p. 72) – (Fig. 1). Per questo motivo propose il confronto fra la suddetta tela e quella liparese anche se priva delle
medesime citazioni classiche. Altrettanto significativa per i pittori locali fu l’Adorazione dei Magi eseguita da Cesare da Sesto a Messina intorno al 1516 e 1519 per la congrega di San Nicolò dei Gentiluomini (Ciolino, 1995, p. XX) – (Fig. 2). Sempre per la Pugliatti la tavola di Lipari sembrerebbe opera di buon pittore pur limitandosi a una raffigurazione genericamente convenzionale che risente di varie culture senza rappresentarne alcuna nello specifico (Pugliatti, 1993, p. 95). L’influsso della pittura campana e in particolare di Andrea Sabatini da Salerno è visibile nella resa delle figure. Soffermandoci all’anno 1523, in cui il pittore eseguì una Madonna e santi in San Giorgio a Salerno (Fig. 3), e il 1525, quando gli furono commissionate alcune opere per i confrati genovesi di Napoli (Fig. 4), si può osservare che i personaggi sono similmente disposti di tre quarti, le orbite adombrate, il lungo naso colpito dalla luce e la bocca in una posa inespressiva. Per quanto Sabatini subì il fascino di Cesare da Sesto, nelle opere della maturità sembra affinare un gusto proprio, inaugurando la «maniera moderna» nei territori del vicereame (Giusti, 1985, p. 186). Alcuni studiosi concordano sul fatto che la bottega del pittore fosse molto più produttiva di quello che oggi s’immagini e che dovettero essere inviate parecchie opere in tutto il Mezzogiorno e molte altre prese a modello (Giusti, cit. p. 183).
Il legame con i mercanti genovesi e baresi spiegano la presenza di San Giovanni e di San Nicola nel dipinto eoliano. A essi furono intitolate le due marine situate ai lati della rocca del castello di Lipari e ne venne introdotto il culto; infatti, sino allo scorcio dell’Ottocento, esisteva al castello una piccola chiesa dedicata a Maria SS. Dell’Arco, SS. Giovanni Battista e Nicolò (Iacolino, 1994, p. 129).
Si ritiene anche che in origine la chiesa di San Pietro appartenesse alla famiglia Franza giacché in più di un documento essa è indicata come «ecclesia di Santo Petro Francha».
I nuovi edifici di culto furono costruiti non più nella città alta bensì nella borgata inferiore di Lipari, inseriti nel contesto della realtà urbana e borghese che stava prendendo forma, sempre più distante dalla cattedrale.
Una descrizione di come appariva la chiesa sul finire dell’Ottocento, prima della sua riedificazione nel 1929, ci è fornita dall’Arciduca Luigi Salvatore D’Austria il quale ne accentua eccessivamente la bruttezza del prospetto frontale[5]. L’Arciduca riferisce che, «Il portale era in pietra, guarnito di armi e chiavi, le finestre in stile rinascimentale, una torre campanaria sulla destra e un rozzo frontone cuspidale». L’interno era voltato. La cappella sulla destra era occupata dal pulpito e dall’ingresso alla sagrestia, di minori dimensioni rispetto
all’odierna. L’attuale aspetto esterno non è eccessivamente dissimile. L’interno invece ha subito pesanti rimaneggiamenti, come la costruzione degli altari laterali che ospitano sculture di varia fattura fra cui una scultura lignea di San Francesco da Paola. Più ampia risulta la zona absidale, in cui hanno fatto la loro comparsa due vetrate istoriate, che richiamano quelle della cattedrale. La cappella di destra, dove non c’è più il vecchio pulpito, ospita un altare marmoreo con tabernacolo ligneo del SS. Sacramento, sormontato da un crocefisso. La sagrestia è stata ampliata e al suo interno si trova un piccolo museo che ospita manufatti di vario tipo, tra cui degni di nota sono un Gesù Bambino ligneo con occhi in pasta vitrea, una serie di reliquari lignei tra cui quello di San Francesco da Paola e le statuette lignee appartenenti al pregevole ciborio della chiesa dei Cappuccini di Lipari.
Ma se la chiesa di S. Pietro è più antica del 1545, sicuramente è nel 1922 che diventa Parrocchia. Primo Parroco fu don Giuseppe Raffaele che lo rimase fino al 1958, dal 1958 al 1967 divenne Parroco don Giovannino Bonica, quindi dal 1967 al 1974 mons. Alfredo Adornato. Infine dal 1974 passione.
A sinistra, la statua di San Pietro in processione. A destra, San Francesco da Paola, XVIII secolo, nicchia laterale destra, Lipari. Autore ignoto. XVIII secolo ca. Legno scolpito e dipinto. H 185 cm.
Qui sotto, la scultura rappresenta San Francesco da Paola secondo l’iconografia tradizionale. Un medaglione d’argento, privo di datazioni e punzonature, riproduce la figura del Santo.
Nella Chiesa di S. Pietro collocati nella Sacrestia vi sono anche alcune sculture in legno di modeste dimensioni che vanno segnalate come un pregevole esempio di cultura lignea locale. Nel primo, in legno scolpito e dorato, due angeli reggono un reliquario ; autore ignoto, opera del XVII-XVIII secolo. Sempre in legno scolpito e dipinto si trova un Gesù Bambino benedicente del XVIII secolo benedicente, e presenta caratteri accentuatamente realistici. La figura appare armoniosa e proporzionata. La policromia conferisce morbidezza al corpo e accentua l’espressione del volto. Si tratta probabilmente di un manichino da vestire, del quale manca il relativo corredo. È poggiato su un basamento di epoca recente.
Ancora a proposito di manufatti lignei nella chiesa di San Pietro si conservano una Croce d’altare, XVIII sec., legno scolpito e dipinto, 350 cm x 250 cm.; Tabernacolo, XVIII sec., legno intagliato e dorato, 63 cm x 60 cm , Reliquiario, XVIII sec., legno intagliato e dorato, H 30 cm ca..