Chiesa di San Giuseppe
27 Febbraio 2021 Chiese Liparidi Michele Giacomantonio
Situata in cima ad una leggera salita che si eleva dalla piazza di Marina Corta, porto dei pescatori e salotto dell’isola durante le calde notti estive, la chiesa venne fondata nel 1545 non nel sito di quella attuale ma nel magazzino accanto all’attuale chiesa, sul lato mare.
Successivamente questo magazzino divenne antisacrestia della nuova chiesa e luogo di riunione per la Confraternita di San Giuseppe.
Per influsso del Concilio tridentino dalla seconda metà del ‘500 si andarono ad intensificare alcuni culti come quelli legati alla Vergine o all’Incarnazione del Verbo, seguendo questa tendenza ci fu una massiccia rivalutazione del culto legato a San Giuseppe, sposo di Maria, al quale vennero intitolate nuove chiese e confraternite.
A Lipari, cessato il timore di incombenti incursioni dal mare, le famiglie notabili presero ad edificare le loro residenze nelle zone piane della città e lungo i litorali costieri, in particolar modo nella zona detta “Marina corta”, fino al colle della Maddalena.
La fondazione della chiesa di San Giuseppe risale al 1545. L’edificio è già menzionato in un documento del 1583.
Il primo maggio del 1629 era promossa dal vescovo Giuseppe Candido a filiale della parrocchia cattedrale. Essa non fu l’unica chiesa eretta in quella zona, ma molte altre furono edificate a quel tempo; con alcune di esse si trovò in seguito a rivaleggiare. Il popolo era solito frequentare anche la cappella della Maddalena, nella contrada omonima, quella di Sant’Antonio Abate, quella di San Giovanni a monte della Marina e quella delle Anime del Purgatorio, costruita sulla penisola che sorge a Marina Corta.
L’Arciduca Luigi Salvatore D’Austria riferisce che la chiesa di San Giuseppe sorgeva al di sopra dell’omonima strada lastricata, preceduta da un terrazzo da cui era visibile tutta Marina Corta e la chiesa delle Anime del Purgatorio. A sinistra si ergeva la torre campanaria sormontata da una guglia e con finestrelle ad arco acuto. L’interno era costituito da una volta con pennacchi e presentava quattro finestre su ogni lato, mentre un arco a tutto sesto, sul quale si leggeva “Jesus putabatur filius Joseph”, separava la cappella dell’altare maggiore. Una balaustra di marmo bianco, datata 1882, separava la zona absidale dalla navata centrale. L’altare maggiore era composto da marmi rossi e bianchi ed ospitava il quadro raffigurante la Sacra Famiglia. L’attuale chiesa non è variata moltissimo al suo interno fatta eccezione per alcuni rimaneggiamenti della zona absidale e della cappella di sinistra. Più ampia è oggi la sagrestia. Diverso è invece l’aspetto esterno. L’edificio ha, infatti, perduto le aperture cuspidate del campanile così come non più esistente è il terrazzo su quale si affacciava.
La Chiesa e il circondario
Una volta la piazzetta di Marina Corta era sempre piena di gente d’estate e d’inverno perché da lì arrivavano e partivano gli aliscafi mentre le navi dal porticciolo di Sottomonastero. Poi nel 2001 si pensò di unificare i due scali e questo svuotò Marina corta in particolare nella stagione invernale. D’estate invece rimane uno dei luoghi di incontro più frequentati dell’isola dove nelle feste estive si esibiscono cantanti ed orchestre in concerti che cominciano la sera e giungono oltre mezzanotte. Nella festività di San Giuseppe ed in quella della madonna di Lourdes che ha in parrocchia una particolare devozione, dalla chiesa si snoda una processione che percorre tutto il centro storico dell’isola e rientra in serata nella piazza dove viene accolta da fuochi d’artificio. I fuochi d’artificio sono anche di prammatica per la festa del Patrono delle isole San Bartolomeo. In queste occasioni non solo la piazza sottostante ma anche la stradella che la collega alla chiesa si riempiono dei tavolini dei bar e dei ristoranti e di suoni e canzoni.
Storia
A fine 500 San Gregorio da Tours scrive che per onorare e custodire le spoglie di San Bartoomeo i liparesi avevano costruito fra Portinente e Marina corta un templum magnum o primitiva chiesa di San Bartolomeo alla marina, che il Barbarossa aveva fatto radere al suolo per collocarvi i cannoni per sparare sul Castello.
Infatti nel luglio 1544, l’isola fu assaltata, assediata, invasa e devastata da Khayr al- Din Barbarossa : tali saccheggi e distruzioni sono documentati come la ruina. Il corsaro ottomano si insediò nelle strutture ipogee del templum magnum con armi da fuoco pesanti, dalla postazione sferrò un pesante attacco tramite fitto bombardamento alla rocca.
I martellanti cannoneggiamenti rasero al suolo ampie zone cittadine al punto che l’imperatore Carlo V e Papa Paoloo III decretarono e predisposero l’immediato ripopolamento e la conseguente ricostruzione, sebbene la città apparisse completamente disabitata. Nel 1545 furono riedificate la stessa chiesa di San Giuseppe, la chiesa di san Pietro e la chiesa delle Anime del Purgatorio .
Il 9 settembre 2017 un fulmine provoca il crollo parziale della cuspide del campanile. Il 9 settembre 2018 il restauro viene completato e sancito da una cerimonia religiosa.
Interno
Oggi all’interno vi sono vari altari: quello di San Giuseppe (1789) sull’altare maggiore con dipinto rappresentante la Sacra famiglia con il Padre Eterno che guarda dal cielo; quello delle Anime del Purgatorio (1789); quello di San’Antonio (1770 con rifacimento del 1787 nella parte superiore), quello di San Emilio, quello del Santo Rosario quindi i due crocifissi in legno scolpito, una nicchia con Santa Rita ed un’altra con San Giuseppe e Gesù ancora ragazzino.
Probabilmente il dipinto di maggior pregio è quello della Sacra Famiglia con tela di Filippo Tancredi, messinese, non solo perché è il più antico della collezione (1681) ma anche perché l’autore ,ai suoi tempi ebbe una discreta rinomanza, e rialzò le sorti della pittura siciliana.
Nella parte superiore è raffigurato il Padre Eterno sopra una nuvola, circondato da angeli e fiancheggiato dalla colomba dello Spirito Santo, il tutto avvolto da una luce dorata simbolo del mondo divino e celeste. Sul registro inferiore sono raffigurati la Vergine Maria e Gesù Bambino accolto dalle braccia di San Giuseppe; qui i colori sono più scuri e simboleggiano la sfera terrestre, in contrasto con la vivace cromia delle vesti.
“Come in altre opere del Tancredi, si riscontrano i caratteri stilistici tardo – seicenteschi della pittura locale ed una sapienza compositiva assimilata da Carlo Maratta nel soggiorno romano, in particolare, nell’impostazione delle figure sulla diagonale per consentire un effetto di profondità spaziale” (Guttilla, p. 1974, pp. 71-72).
Tancredi fu interprete di un caldo pittoricismo, un disegno esatto e un grandissimo colorito. Su questa esperienza pittorica s’innesta, al contempo, la lezione novellesca e il decorativismo barocco di Van Dyck (Grano – Hackert, 1932, p. 207).
San Giuseppe fu una una delle prime chiese riedificate a Lipari alla fine del Cinquecento (Iacolino, 2003, p. 25).
Custode della Sacra Famiglia di Nazareth, era sentito come custode della grande famiglia cristiana e, nel caso di Lipari, poteva ben ricoprire il ruolo di potente intercessore avverso alle insidie dei Turchi infedeli . Non fu un caso
che quella chiesa fosse fatta sorgere proprio nel luogo dove il turco Barbarossa aveva piazzato le sue artiglierie per bombardare la città . Nelle intenzioni del clero e dei borghesi della città alta la devozione a San Giuseppe avrebbe dovuto ridimensionare, se non addirittura soppiantare, quella del vicino San Bartolomeo extra moenia; una devozione, questa, che era divenuta troppo concorrenziale nei riguardi di quella che al santo protettore si tributava nella Cattedrale.
Una cappelletta della chiesa è poi dedicata alla Madonna di Lourdes che viene solennemente festeggiata ogni 11 Febbraio. Importante è ovviamente anche la data del 19 Marzo, giorno della festa di San Giuseppe. In entrambe le occasioni dalla chiesa si snoda una processione che percorre tutto il centro storico dell’isola e rientra in serata nella piazza dove viene accolta da fuochi d’artificio.
Nella chiesa di San Giuseppe si conservano i seguenti manufatti lignei:
A sinistra. Crocefisso, XVIII sec., legno scolpito e dipinto, 248 cm x 180cm. A destra. Crocefisso, XIX sec., legno scolpito e dipinto, 169 cm x 87 cm.
Sotto a sinistra. Tabernacolo, XVIII – XIX sec., legno scolpito e dorato. A destra. Candeliere, XIX sec., legno intagliato e dorato, 213 cm x 60 cm.
Uno sguardo all’interno della Chiesa
Il Presbiterio e la Controfacciata Canteria.
Sotto a sinistra l’altare delle anime del Purgatorio e a destra l’altare di Sant’Emilio.
Altare di Sant’Antonio con la statua di Santa Teresina del Bambino Gesù con l’abito bianco dei domenicani. Sotto: statua di Santa Rita e di San Giuseppe con Gesù ragazzino.
Altare del Transito di S. Giuseppe assistito da Gesù e Maria e il Padre Eterno che guarda dal cielo