Trekking naturalistico a Vulcano a cura di Associazione Nesos

27 Febbraio 2021 Trekkiing Vulcano

Trekking Vulcano

La salita al cratere La Fossa è certamente la passeggiata più suggestiva e “gettonata” di Vulcano: tra aprile e ottobre, una moltitudine di visitatori si reca sulla sommità per godere di uno tra i più insoliti e affascinanti spettacoli naturali offerti dall’arcipelago. Il cratere è attivo, ma le fasi eruttive sono brevi e intervallate da lunghi periodi di manifestazioni secondarie: l’ultima eruzione risale al 1888, quando l’isola era ancora semi-deserta e il vulcano ha potuto dare sfogo a tutta la sua potenza senza mietere vittime né produrre danni irreparabili. Oggi, con un denso villaggio che sorge alle falde del cratere e che ogni estate si riempie di migliaia di turisti, la situazione è radicalmente mutata e ci si interroga sui rischi di una nuova eruzione.

Trekking a Vulcano

Forse perché considerata un’escursione semplice che si può compiere in un paio d’ore, capita spesso di vedere persone che si avventurano sulla Fossa senza un adeguato equipaggiamento; soprattutto in cima il fondo è invece irregolare e scivoloso, e soltanto indossando calzature adatte si riduce la possibilità di incidenti: se non ne avete a disposizione, potrete sempre trovarle nei pressi del porto, dove esistono diversi punti che noleggiano ottime scarpe da trekking e bastoncini.

Il sentiero, per fare trekking a Vulcano, è bene indicato ed è assolutamente impossibile perdersi: un primo tratto attraversa i depositi sabbiosi accumulati durante l’ultima eruzione, mentre il secondo taglia i tufi rossastri più compatti, che risalgono alle prime fasi di formazione di questo versante del vulcano; dopo un breve zig-zag tra i frammenti delle bombe laviche sparate durante le fasi esplosive più violente, si arriverà sull’orlo di un profondo cratere dal diametro di circa 600 m, dove sono presenti campi fumarolici caratterizzati da intense emissioni. Statene alla larga, perché le componenti tossiche – anidride solforosa in primis – possono rendere l’aria irrespirabile e nuocere ai soggetti più sensibili; per lo stesso motivo, evitate di scendere all’interno della fossa craterica. Un’altra importante raccomandazione: ricordate che lungo il sentiero, così come in cima, non c’è ombra; durante i mesi estivi è dunque preferibile effettuare l’escursione al mattino presto o verso il tramonto, perché nelle ore centrali della giornata la temperatura, la polvere e i gas magmatici possono diventare una miscela infernale.

Per arrivare in cima, a 390 m s.l.m., consigliamo di effettuare un mezzo anello lungo il lato occidentale dell’orlo craterico e di tornare indietro lungo il medesimo percorso. Dalla sommità, il panorama è indimenticabile: la vista abbraccia tutte le isole dell’arcipelago, da Alicudi a Stromboli, mentre guardando a Sud oltre il vasto Piano di Vulcano si può distinguere la costa della Sicilia e, nelle giornate con migliore visibilità, anche la sagoma lontana dell’Etna.

La prepotente natura vulcanica dell’isola non si limita alla Fossa; a poche decine di metri dal porto si apre la pozza dei fanghi, incastonata tra faraglioni multicolori erosi dalle fumarole, dove i visitatori stazionano a mollo in una poltiglia maleodorante per godere delle sue qualità terapeutiche (l’area è privata; il ticket di ingresso può comprendere l’uso della doccia, fortemente consigliato). Poco oltre si giunge alla spiaggia di Levante, dove sotto la superficie del mare altre fumarole manifestano l’esistenza di un vasto sistema idrotermale.

La Fossa ha un epigono miniaturizzato: il cratere di Vulcanello, nel mezzo dell’omonima penisola a Nord del paese. Vi sono due sentieri di accesso, ma non è facile individuarli perché non sono segnalati: uno inizia alle spalle del primo caseggiato che si incontra sul lato destro della strada (provenendo dall’Istmo), un altro poco più avanti, nel mezzo un boschetto di acacie ed eucalitti; qualcuno ha deciso di abbellire quest’ultimo piantumando delle agavi che, accresciutesi nel tempo e dotate di acute spine all’apice delle foglie, sono diventate un doloroso supplizio per le gambe degli escursionisti. Superata questa dura prova, il resto della salita è abbastanza facile, anche se – a differenza della Fossa – qui ci si troverà spesso immersi nella macchia di ginestre e cisti. Il punto più alto è a 123 m s.l.m. e domina due crateri, il più recente dei quali è stato attivo fino ai primi del Seicento; un terzo, il più antico, si trova ormai quasi interamente smantellato sul versante orientale di questo piccolo vulcano.

L’isola offre altri percorsi di trekking a Vulcano, che tuttavia non sono segnalati e richiedono una minima conoscenza dei luoghi, oltre che una certa capacità di improvvisazione: a Vulcano la pastorizia rappresenta ancora una risorsa importante e lungo il cammino si incontrano sovente recinzioni in filo spinato, erette per impedire a capre e pecore di disperdersi o danneggiare giardini e coltivazioni. In questo caso, bisogna individuare un passaggio e avere sempre l’accortezza di chiuderlo dopo averlo attraversato.

Un itinerario molto bello dal punto di vista panoramico è quello che si snoda nella zona di Vallonazzo spingendosi fino a “Grotta Abate”, una solitaria spiaggia di ciottoli sorvegliata da una poetica casetta diroccata; piuttosto che un sentiero, buona parte del percorso consiste in camminamenti del bestiame, che possono variare anche sensibilmente nel tempo. Tra andata e ritorno richiede circa tre ore, partendo dalla stradella sabbiosa che si apre poco oltre la stazione dei Carabinieri, sulla destra della strada provinciale.

Un altro itinerario è quello di Valle Roja, una profonda incisione torrentizia che separa il Piano dal cratere La Fossa, con atmosfere molto suggestive all’interno di uno stretto canyon che termina affacciandosi sul mare. Non è facile tuttavia individuare l’attacco del sentiero, ed è assolutamente sconsigliabile effettuare l’escursione in caso di minaccia di pioggia.

Per entrambi i percorsi del trekking a Vulcano, suggeriamo di rivolgersi alle locali guide escursionistiche-ambientali: oltre a evitare di perdersi o di andare incontro a spiacevoli inconvenienti, si avrà la possibilità di “leggere” il territorio e la natura che vi circonda con occhi attenti ed esperti.

Infine, la zona di Capo Grillo – che si raggiunge facilmente una volta saliti al Piano – è percorsa da tanti sentieri più o meno brevi che sfociano in diversi punti panoramici; sotto il profilo naturalistico, purtroppo, saranno passeggiate deludenti, poiché attraversano un bosco “artificiale” dove la Forestale ha piantumato con generosa profusione pini, eucalitti e acacie, scegliendo rigorosamente essenze estranee alla flora e alla vegetazione locali; ma la vista sul cratere e sulle isole antistanti, almeno in parte, può compensare la banalità del paesaggio vegetale.