Trekking naturalistico a Stromboli a cura di Associazione Nesos
27 Febbraio 2021 Trekking Stromboli
Trekking Stromboli
Per decenni lo Stromboli ha rappresentato una delle mete più ambite dagli escursionisti provenienti da tutto il mondo: lo spettacolo dei crateri in attività esplosiva ammirato dalla sommità, poche centinaia di metri di distanza, ripagava ampiamente anche la fatica dei meno esperti dopo tre ore di salita. Qui l’escursionismo aveva assunto le dimensioni e i ritmi di un’industria: ogni giorno, da aprile a ottobre, decine di guide conducevano centinaia di turisti lungo il sentiero principale, che cominciava alle spalle della chiesa di San Vincenzo, nella piazzetta centrale del paese, oppure – più raramente – lungo quelli che si aprivano costeggiando la Sciara del Fuoco, sia sul versante di Stromboli con partenza dall’Osservatorio, sia sul lato di Ginostra con partenza dal Timpone del Fuoco.
Trekking a Stromboli
Le due eruzioni “anomale” avvenute nel luglio e nell’agosto del 2019, però, hanno decretato la fine di una risorsa erroneamente ritenuta immutabile, e dunque inesauribile. Nonostante sia attentamente monitorata, l’attività del vulcano presenta un grado di imprevedibilità che – alla luce di quanto accaduto – difficilmente consentirà il ripristino delle modalità con cui venivano svolte le escursioni prima dei forti episodi parossistici. Attualmente è vietato salire oltre i 400 m s.l.m., ed è probabile che tale interdizione permanga a lungo; in ogni caso, consultando il sito istituzionale del Comune di Lipari (www.comunelipari.gov.it) si possono leggere le ordinanze che regolamentano l’accesso al vulcano.
Stromboli tuttavia offre altre possibilità a chi volesse scoprire l’isola passo dopo passo, allontanandosi dalle spiagge affollate e dalle stradine del paese.
Un’escursione per il trekking a Stromboli che si può effettuare in relativa sicurezza è quella del “sentiero naturalistico-paesistico” che dalla chiesa di San Vincenzo si spinge fino a quota 290 m, attraversando il versante settentrionale fino ad affacciarsi sulla Sciara; la durata è di circa due ore. Lasciandosi alle spalle l’abitato, una prima tappa d’obbligo è il vecchio cimitero, in uso fino agli inizi del Novecento, dove alcune tombe si presentano ancora decorate da piastrelle di maiolica; la vista sul paese sottostante, fitto di case bianche che contrastano con il nero delle rocce vulcaniche, è molto suggestiva. Il percorso prosegue inoltrandosi tra la macchia di cisto, di tanto in tanto interrotta da alcuni lecci, e i folti canneti che hanno invaso i coltivi abbandonati dopo una forte eruzione avvenuta nel 1930.
“Iddu”, così viene chiamato il vulcano dagli abitanti, si erge sopra il sentiero come un titano scuro e fumante che sorveglia l’intero paesaggio. Nel mezzo del mare, antistante al paese, sorge invece l’isolotto di Strombolicchio, sormontato da un faro eretto agli inizi del Novecento; è un “neck” vulcanico, ovvero il condotto di un antico apparato – emerso intorno a 200000 anni fa, 100000 anni prima di Stromboli – quasi interamente smantellato dalle onde. A Strombolicchio vive una delle ultime popolazioni della lucertola delle Eolie (Podarcis raffonei), l’unico rettile endemico dell’arcipelago, che conta oggi appena un migliaio di individui presenti su questo e altri due isolotti (La Canna di Filicudi e lo Scoglio Faraglione a Salina) ed è considerata una tra le specie più rare e minacciate dell’intera fauna europea.
Il sentiero del trekking a Stromboli prosegue incrociando una colata lavica che si riconoscerà facilmente, poiché le rocce rossastre spezzano qui la monotonia del suolo sabbioso: è la colata di San Bartolo, dal nome della chiesa che sorge più in basso, formata da un cratere secondario aperto sul fianco dello Stromboli e attivo per un breve periodo durante l’epoca romana; a mare le sue estreme propaggini delimitano una serie di piccole calette di sabbia e ciottoli e l’ampia “grotta di Eolo”, un tunnel lavico che si apre sulla costa della contrada Piscità.
Il percorso del trekking a Stromboli attraversa poi il “Vallonazzo”, una profonda incisione torrentizia, e un ultimo tratto tra i canneti prima di confluire nella vecchia strada in pietra che dall’Osservatorio sale in direzione dei crateri; qui, per godere di una vista mozzafiato sulla Sciara, conviene risalire qualche tornante e fermarsi ad ammirare le cicliche esplosioni del vulcano, i cui prodotti (scorie e lapilli) si riversano su questa sorta di “autostrada” sabbiosa che dalla sommità scende con forte pendenza verso il mare.
L’attività “stromboliana” è prodotta dalla convergenza di gas sotto la superficie del magma all’interno del condotto, un fenomeno detto “coalescenza”, che di tanto in tanto rompono la tensione superficiale proiettando frammenti di magma anche a centinaia di metri di altezza; ma il vulcano può dare luogo anche a fenomeni effusivi, con colate laviche che di notte lungo la Sciara assumono le spettacolari sembianze di torrenti infuocati. La Sciara rappresenta una porzione del vulcano collassata diverse migliaia di anni fa, e continua in realtà sotto il livello del mare per oltre 2 chilometri; in effetti, lo Stromboli è molto più grande di ciò che si vede, e la parte emersa rappresenta appena un terzo di un edificio vulcanico che si eleva dalla piattaforma tirrenica a partire da circa 2000 m di profondità: sommati ai 924 m raggiunti dalla cima dell’isola (I Vancori), il risultato che si ottiene è quello di un imponente vulcano alto quasi tremila metri.
Un altro itinerario di trekking a Stromboli, molto più breve del precedente (circa 30 minuti), permette di raggiungere la spiaggia sotto le Schicciole (un’altra antica “sciara”) partendo dal molo di Scari; si procede in direzione Sud, superando la spiaggia sabbiosa e le Petrazze, poi un breve tratto a monte della scogliera, e si arriva in un litorale solitario e suggestivo, interamente formato da ciottoli levigati dal mare. In alto, sopra il ripido pendio di sabbia, una parete rocciosa traccia un netto confine con la soprastante vallata di Rina Grande (da dove scendevano un tempo gli escursionisti di ritorno dai crateri); la vegetazione è qui arricchita dalla presenza di una rara specie botanica, il citiso delle Eolie (Cytisus aeolicus), un alberello che può raggiungere i 5-6 m di altezza e che in primavera si colora di vivacissimi fiori gialli: è una pianta leggendaria – ne parla già Teofrasto nella sua Historia Plantarum – un tempo diffusa nell’arcipelago ma oggi confinata in questo e pochissimi altri luoghi.
Anche il borgo di Ginostra offre ottime opportunità per brevi e interessanti passeggiate. Un percorso facile, della durata di circa 30 minuti, permette di raggiungere il Timpone del Fuoco (142 m s.l.m.), da dove si apprezza una bella vista sulla Sciara e sulle scogliere sottostanti.
Andando invece in direzione opposta, si attraversa il paesino e – sempre in una mezz’oretta – si arriva alle Secche di Lazzaro, una scogliera con affascinanti archi naturali sommersi, fortunatamente risparmiati dal progresso: qui infatti era stato progettato un approdo, ma dopo le forti contestazioni degli ambientalisti e di una parte degli abitanti, che temevano soprattutto la realizzazione di una strada e l’arrivo di veicoli in un luogo fino ad allora incontaminato, nel 2004 si è optato per la posizione attuale.