Trekking naturalistico a Salina a cura di Associazione Nesos
27 Febbraio 2021 Trekking Salina
Trekking Salina
L’isola “verde” non può non offrire suggestivi percorsi agli appassionati di escursionismo. Salina è stata infatti la prima ad essere designata come riserva naturale e – unica nell’arcipelago – ospita una macchia-foresta, creata grazie ai rimboschimenti effettuati sulla cima più alta delle Eolie, Monte Fossa delle Felci (962 m s.l.m.).
La riserva, gestita dalla Provincia regionale di Messina (oggi Città Metropolitana), ha promosso nel tempo la realizzazione e la manutenzione di una pista forestale e di una fitta rete di sentieri – tredici in tutto, dotati di cartelli direzionali – che permettono l’accesso da diversi versanti sia a Monte Fossa sia al cono gemello, Monte dei Porri (860 m s.l.m.).
Trekking a Salina
Il “classico” itinerario per Monte Fossa parte dal Santuario della Madonna del Terzito a Valdichiesa (310 m s.l.m.): si può scegliere di salire lungo i comodi tornanti della pista forestale, lunga circa 8 km, oppure di “tagliarli” seguendo il sentiero n. 12. A circa 800 m di quota si raggiunge il Rifugio di Monte Rivi, dove in genere una stanza viene lasciata aperta come riparo per gli escursionisti; poco oltre si incrocia la fascia tagliafuoco, lungo la quale si può salire fino alla sommità con un notevole risparmio di tempo. Il paesaggio è singolare: per certi versi, richiama un bosco appenninico, con pini, ontani, pioppi, castagni, robinie, ma anche qualche presenza inusuale (come il cedro dell’Atlante, il cipresso dell’Arizona o l’acacia), che si mescolano a cisti, ginestre, eriche, caprifogli e corbezzoli; il tutto è però circondato dal mare, che fa capolino come sfondo persino nel folto della vegetazione. L’umidità e il particolare microclima si rivelano guardando le cortecce degli alberi, che sul lato settentrionale sono ricoperte da densi tappeti di muschi e licheni. Il bosco di Monte Fossa ospita anche una ricca fauna: vi nidificano numerose specie di uccelli, come l’occhiocotto, il pigliamosche e la rara magnanina, mentre le notti d’estate i ghiri si inseguono in chiassosi corteggiamenti sui rami dei castagni. Per i non addetti ai lavori, però, non è facile riconoscere le numerose specie botaniche o riuscire ad osservare quelle animali; per tale motivo, può essere interessante effettuare un’escursione accompagnata dalle guide naturalistiche, che sapranno farvi apprezzare appieno tanti aspetti del bosco e la sua ricca biodiversità.
Se si vuole scendere lungo una via alternativa per il trekking a Salina, consigliamo il sentiero n. 4 che arriva direttamente a S. Marina, o il n. 3 che termina nella pittoresca borgata di Lingua, o ancora il n. 7, che conduce a Malfa; si tratta comunque di percorsi abbastanza impegnativi, con fondo spesso scalinato e a tratti scivoloso, che possono durare da due a quasi tre ore.
Esploriamo l’isola tramite il trekking a Salina
L’“antagonista” di Monte Fossa è Monte dei Porri, il “gemello” occidentale, la cui forma quasi perfettamente conica potrebbe ricordare quella dei vulcani delle Ande; questa è il risultato della sovrapposizione di strati di lava solidificata e di depositi di pomici e altri prodotti (motivo per cui questi apparati vengono chiamati “stratovulcani”), frutto di un’attività che risale a circa 70000 anni fa. Un percorso abbastanza impegnativo permette di raggiungere la cima partendo dal Semaforo di Pollara (300 m s.l.m.), un vecchio edificio della Marina Militare un tempo adibito a segnalazioni e oggi diroccato, che si incontra lungo la strada tra Malfa e Pollara, prima di cominciare la discesa verso quest’ultimo villaggio; si prosegue lungo il sentiero n. 8 e, attraversato il piccolo pianoro sommitale, si può scendere seguendo il sentiero n. 10, caratterizzato da numerosi tornanti e da un fondo a tratti scivoloso, che sbocca a Valdichiesa.
Un altro percorso per fare trekking a Salina, meno difficile del precedente, parte sempre dal Semaforo ma dopo un paio di centinaia di metri devia verso destra: è il sentiero n. 9, che si snoda a mezza quota sul fianco occidentale di Monte Porri e, superata la dorsale di Pizzo Corvo, su quello meridionale, scendendo attraverso vecchi terrazzamenti e uliveti in direzione di Piano del Vescovo per poi tagliare dritto verso il paesino di Leni. È un itinerario decisamente vario, perché segnato da due paesaggi nettamente distinti tra loro: sul lato Ovest prevale la macchia a cisto, erica e corbezzolo, animata da fioriture di ciclamini che compaiono sugli umidi tappeti di muschi e felci, mentre si apprezza un notevole panorama con la sottostante conca di Pollara; sul lato Sud, più assolato, la macchia perde quell’aspetto rugiadoso e da bosco incantato e sui terreni più aridi abbondano olivi e cisti. Nell’ultimo tratto, prima di arrivare a Leni, il sentiero lascia il posto a una stradella cementata, realizzata per rendere più comodo il trasporto delle olive dopo la raccolta.
Pollara, il paesino più occidentale di Salina, sorge all’interno dell’omonima conca: una cinquantina di case, cappereti e orti non giustificherebbero la sua fama, se questa località non fosse stata scelta per ambientare parte degli esterni del celebre film “Il Postino” diretto da Massimo Troisi; c’è anche la “casa di Neruda” – in realtà, il poeta cileno trascorse il suo esilio tra Capri e Ischia – che dopo le riprese è tornata ad essere un’abitazione privata e non si può visitare. Pollara non offre lunghi percorsi, ma brevi e piacevoli passeggiate: quella principale conduce ai ricoveri delle barche scavati nella scogliera di tufo (Le Balate) che chiude a Nord la baia, mentre un altro sentierino sfocia su quella che un tempo era la spiaggia, oggi fortemente ridotta e interdetta all’accesso per il rischio di crolli della falesia soprastante.
Sul lato opposto dell’isola, la frazione di Lingua sorge a ridosso di un laghetto salmastro dove fino agli anni Settanta del Novecento si estraeva il sale (da qui deriva il nome dell’isola); tra gli edifici che si affacciano sul lago, due sono stati acquisiti dal Comune di S. Marina e ospitano il piccolo Museo civico, con una sezione etno-antropologica e una sezione archeologica, mentre quello del faro dovrebbe essere prossimamente allestito per ampliare il circuito museale. La vecchia salina riveste notevole interesse naturalistico: si tratta di una delle pochissime aree umide dell’arcipelago, dove durante le migrazioni sostano uccelli acquatici e limicoli, garzette, aironi e – sempre più spesso – qualche fenicottero.