Trekking naturalistico a Panarea a cura di Associazione Nesos
27 Febbraio 2021 Trekking Panarea
Trekking Panarea
Panarea è l’isola mondana per eccellenza, assediata da yacht di lusso e da vacanzieri danzanti che sfoggiano fantasiosi pareo e avanzano rigorosamente a piedi scalzi, nell’effimera illusione di trovarsi in una località esotica. In realtà, la sua intima bellezza si nasconde lontano dalle viuzze percorse a tutta velocità dai taxi elettrici e dalle case rurali convertite in eleganti ville estive. Bisogna camminare un po’ per scoprirla e innamorarsene.
Nonostante le piccole dimensioni, l’isola offre lunghi percorsi – a tratti anche impegnativi – che fanno la gioia degli appassionati di trekking a Panarea ed escursionismo; ma non solo: Panarea ha una natura rigogliosa e ricca di particolarità, che certamente si potranno apprezzare di più fuori “stagione”, in primavera o in autunno, quando nel pittoresco villaggio regna un magnifico silenzio.
Trekking a Panarea
Un itinerario ad anello permette di raggiungere il punto più elevato (Punta del Corvo, 421 m s.l.m.) partendo dal lato Nord, una volta superata la Calcara, o da quello Sud, procedendo oltre il villaggio preistorico di Punta Milazzese e risalendo lungo Costa del Capraio; in alternativa, un terzo sentiero comincia alle spalle della chiesa di San Pietro, dalla scalinata per la “Capperaia”.
Buona parte della salita si snoda attraverso antichi coltivi abbandonati, dove prosperano oleastri, carrubi e cisti di Montpellier, dai fiori bianchi e dalle foglie intensamente aromatiche (ma anche appiccicose); quando si arriva nella parte sommitale, lo spettacolo è però completamente diverso: tutto il versante occidentale è segnato da ripide falesie, assolutamente inaccessibili, che offrono rifugio a piante rare e, in qualche caso, esclusive dell’isola. La più interessante è la silene vellutata di Panarea (Silene hicesiae), un garofano selvatico dai piccoli fiori color lilla screziato di bianco; questa specie è considerata una delle più minacciate della flora europea, e inserita tra le “Top 50 Mediterranean Island Plants” dall’IUCN, l’organismo internazionale che si occupa della conservazione della natura a livello globale.
Insieme alla silene, è possibile osservare il fiordaliso delle Eolie, l’iberide florida, la finocchiella di Boccone e altri rari endemismi delle Eolie e della Sicilia; qui convergono anche tanti appassionati di birdwatching, che animano i campi primaverili organizzati dalla LIPU per il censimento dei rapaci migratori: si stima che ogni anno ne passino più di una decina di migliaia, appartenenti a diverse specie, alcune rare e accidentali come l’aquila imperiale e il capovaccaio, altre più comuni e abbondanti come il pecchiaiolo e il nibbio bruno.
Un altro percorso per il trekking a Panarea è quello del Castello, un anello più corto e interno rispetto al precedente, che passa attorno a un ripido duomo vulcanico (alto 258 m s.l.m.) così denominato per il suo aspetto inaccessibile; dopo avere attraversato una ricca macchia con cisti, eriche, euforbie e lentischi – che anche in questo caso ha occupato i terrazzamenti un tempo coltivati – si scende in direzione di Piana Milazzese, godendo di una splendida vista sulla parte meridionale dell’isola.
I sentieri di Panarea non sono sempre facili; il fondo è irregolare e spesso interrotto da emergenze rocciose. Tuttavia, le emozioni che regalano trovano pochi esempi comparabili nel resto delle Eolie. La loro manutenzione è promossa dal FAI, che ogni anno organizza dei campi di volontariato con il sostegno degli abitanti e la collaborazione degli operai della Forestale; quest’iniziativa si deve a Paola Motta Romagnoli, un’irriducibile signora piemontese che ha “adottato” Panarea – ma forse è il contrario – scoprendone il fascino ormai tanti anni fa, quando era ancora un’isola di pescatori e di gente umile ma dalla calorosa accoglienza.