Santuario della Madonna del Terzito a Valdichiesa (Leni)
27 Febbraio 2021 Chiese Salinadi Michele Giacomantonio
A Valdichiesa, isola di Salina, Comune di Leni, si trova la Chiesa della Madonna del Terzito definita Santuario l’8 dicembre 1969. La costruzione attuale risale al XVII secolo sui ruderi di edifici molto più antichi. La prima cappellina risale al V secolo quando un santo monaco eremita bizantino, anche per contrastare il culto di Demetra che continuava a sopravvivere fra i contadini che lavoravano a Salina ed in particolare in quel fertilissimo pianoro, volle edificare questo punto di richiamo religioso e dipinse o disegnò anche una immagine della vergine. La cappellina andò in rovina e venne ricostruita nel VII secolo e fu allora che venne riscoperta l’immagine della madonna che il monaco aveva dipinta.
Negli anni bui della caduta dell’Impero molti monaci si rifugiarono nelle isole. Nonostante l’imperversare delle guerre goto-bizantine (535-553) la fama della Maria SS. della Salina continuò a diffondersi in tutto il Regno di Sicilia. Fu proprio sull’ondata di questo grande interesse religioso mai venuto meno che, circa un secolo più tardi, l’Imperatore Costante II decise di riedificare il tempio in questione. Vedendo che l’avanzata musulmana inficiava seriamente i territori orientali e che allo stesso tempo la Chiesa di Roma perdeva terreno di fronte alla nuova cultura bizantina, l’Imperatore decise di sferrare la sua offensiva consolidando un culto che nel resto dell’allora territorio italico godeva di un’importanza davvero marginale. Nel 700, dopo che l’umiliazione dovuta all’iniziativa di un Imperatore scismatico si era un po’ affievolita, il vescovato di Lipari ritenne opportuno consacrare il tempio (molto probabilmente sotto la spinta del Papato).
Ma Val di Chiesa, assieme a tutta l’isola, sarebbe presto ripiombata nella desolazione. Dopo molti secoli, in cui l’isola venne ripopolata più volte, la chiesa mariana venne riscoperta da contadini dediti al disboscamento per conto del possidente liparoto Alfonso Mercorella.
Una tradizione popolare racconta una storia un po’diversa probabilmente messa in circolazione dallo stesso Alfonso Mercorella che oltre ad essere un possidente, procuratore del vescovo Caccamo ed impegnato a titolo personale ed anche per conto del vescovo nel disboscamento della vallata fra le due montagne e nella valorizzazione di quei terreni non era restìo a mischiare le cose profane con le sacre, cioè era anche un faccendiere che non aveva scrupolo ad intrecciare i suoi affari privati con gli eventi religiosi che maturavano interno a lui.
La narrazione che il Mercorella il 23 luglio del 1622 avrebbe trovato l’immagine della Madonna incorniciata con del legno sotto le rovine della modesta struttura costruita dall’eremita e che l’immagine raffigurata aveva le medesime sembianza della visione che avrebbe avuto mentre pregava ed era stato guidato al ritrovamento dal suono del campanello che la signora dell’immagine teneva in mano e che camminando faceva suonare. Siccome si era diffusa la voce che questa era una immagine miracolosa e tutti ne voleva un pezzo, il Mercorella fece a pezzi il quadro e ne distribuì a ciascuno degli abitanti del luogo, un pezzetto.
Sempre il Mercorella fu il promotore della ricostruzione della chiesa che fu eretta in memoria della Madonna intorno al 1630 e nella chiesa fu esposta l’immagine della Madonna che, se fosse vera la storia della frantumazione e della distribuzione agli abitanti, non potrebbe trattarsi che di una riproduzione dell’immagine appartenuta all’eremita.
Ma questa versione del miracoloso ritrovamento del quadro e della Signora col campanello che guida alla sua riscoperta, proposto dal Mercorella, fa acqua da molte parti. Innanzitutto sembra strano che mons. Caccamo – così vicino al Mercorella – non ne parli nei suoi scritti, né si soffermano su questo episodio altri storici della chiesa liparese come l’autorevole Rocco Pirri, il La Rosa, il Rodriquez. Inoltre Giuseppe Iacolino fa notare che , Rocco Pirri (Sicilia Sacra, Liparensis Ecclesiae Notitia VIII, p.951) dice chiaramente che fu nel VII secolo che “per divina ispirazione, fu trovata la celebre immagine di Maria”, e ciò apparirebbe da antichissimo documenti che si conservano presso alcuni cittadini di Lipari appassionati di antichità.
Immagine dell’erudito Rocco Pirri (a sinistra) e (a detra) copertina dell’opera sua più importante.
Era quello il tempo, dopo il concilio tridentino, di un forte rilancio e sviluppo della devozione per i santi ed in particolare la devozione mariana. In Sicilia culti legati ad apparizioni o eventi miracolosi si sviluppavano a Tindari, Caltagirone, Capo d’Orlando, Palermo. Nella stessa Lipari erano arrivati i culti della Madonna di Loreto a Quattropani, del Nome di Maria a Pirrera, dell’Assunta a Serra. E col tempo anche la madonna di Tindari si impose all’attenzione ed alla devozione degli eoliani.
Il culto si diffuse ancor di più che in precedenza, grazie anche alla popolarità di nuovi culti mariani nell’isola di Lipari. Dal 1854 al 1860 fu attuata una trasformazione del tempio e contemporaneamente nacque un piccolo convento di religiose. Da allora per il tempio della Madonna iniziò una folgorante escalation: nel 1901 venne consacrata la nuova struttura e nel 1924 la Madonna venne solennemente incoronata. Nel 1948, mentre venivano costruiti i due nuovi campanili, la statua della Vergine fu portata in processione per tutte le Eolie. A coronazione di una grande fede cristiana, intesa in forma attiva e concreta, nel 1954 accanto al tempio venne inaugurata una casa di riposo per anziani e/o malati provenienti da tutte e sette le Isole. Dal primo gennaio 2013 purtroppo la casa di riposo ha dovuto fare a meno del gruppo di suore che l’aveva gestita con solerzia per diversi anni. Oggi essa è affidata alla parrocchia ed al volontariato che la Caritas parrocchiale riesce a mobilitare.
Quanto al titolo di Madonna del Terzito le tesi in campo sono soprattutto due: o il riferimento è alla terza edificazione del tempio dopo il V e VII secolo, o il triplice scampanellio della campanella che avrebbe guidato il Mercorella al ritrovamento del quadro.
L’attuale edificio sacro è a tre navate e a croce latina e conserva le linee architettoniche del tempio ottocentesco; al suo interno è custodita una statua lignea della Madonna. Sull’altare maggiore, realizzato in marmo, secolo XIX-XX , è situata una meravigliosa tela della prima metà del XVIII secolo, nel quale è raffigurata la Vergine, con un campanello in mano, nell’atto di proteggere le Isole Eolie. Della Madonna del Terzito vi sono anche due statue entrambe realizzate alla fine del XIX secolo. Una di queste è in marmo bianco scolpito e si trova sul piazzale della Chiesa.
Altri quadri conservati nel Santuario: dipinto su Tela del XVIII raffigurante la Madonna del Rosario col Bambino e Santi domenicani; il Martirio di San Bartolomeo, dipinto di olio su tela del XVIII; la Sacra Famiglia, olio su tela del XVIII secolo; il Compianto del Cristo morto, olio su tela del XVIII secolo; Tobia e l’Angelo, olio su tela, XVIII secolo; statua dell’Immacolata, in legno, che indossa vestiti di seta nera con ricami dorati, secolo XVIII-XIX; statua raffigurante il Cristo morto in legno.
Quanto a manufatti artistici indichiamo: macchina processionale (varetta) in legno scolpito, intagliato e dorato del XIX secolo; orologio a pendolo, in legno e bronzo dorato, secolo XIX.